Segnalazioni

"Le Quattro Stagioni di Teate": si avviano alla fase finale gli scavi di archeologia preventiva a Colle Gallo

“Le Quattro Stagioni”. Non di Vivaldi. Ma di Teate. Dopo circa diciotto mesi, Colle Gallo entra nelle fasi finali degli scavi di archeologia preventiva che fin da settembre 2020 hanno rilasciato notizie e raccontato misteri dell’arce omologa a quella della Civitella. Gli archeologi della Soprintendenza ABAP Chieti-Pescara sono impegnati in una indagine a campione sugli ambienti della cisterna romana rinvenuta nella fascia antistante la scalinata della Cattedrale. Da verificare il riempimento degli stessi, onde acquisire altri elementi di valutazione del contenuto stratigrafico delle camere del manufatto. Del quale si cercherà anche di guadagnare la quota di pavimentazione onde mapparne l’esatta cubatura e completarne il profilo scientifico. A margine della cresta del lato sud dell’ipogeo è stata intanto liberata una porzione muraria già parzialmente emersa nella fase iniziale degli scavi e che aveva restituito parte di un fusto di colonna scanalata. E nella muratura è ora spuntata un’altra colonna, forse un rocchio o una componente inferiore. Da notizie informali si tratterebbe di riutilizzi, ornamentali o strutturali bisognerà verificarlo, anteriori all’anno mille. Residuale, poiché allo stato non suffragata da ulteriori andamenti che completino assetti architettonici più importanti, la possibilità che la muratura sia postuma alle colonne. Nel senso che sia stata realizzata per unire gli spazi di un colonnato preesistente. Ed ancora. Di fronte a Palazzo Mezzanotte è emersa una sezione muraria molto interessante, composta da grossi laterizi sovrapposti con tecnica apparentemente a secco. Il manufatto è attiguo al piccolo edificio, sempre venuto alla luce nel finire del 2020, caratterizzato da un pozzo con bordo di tre fila circolari in pietra, ricompreso in un ambiente rettangolare delimitato da mura perimetrali interrotte da una soglia d’accesso. Tale reperto, dopo lo studio, è stato, come molti altri dell’intera area, già rinterrato. Sotto il profilo metodologico la circostanza rende ora più difficoltoso ricostruire il quadro di insieme che soltanto uno scavo, con relativi approfondimenti, esteso contestualmente su tutta la piazza e non a macchia di leopardo [sia logisticamente che temporalmente] avrebbe consentito di effettuare. Questo anche nella ormai remota prospettiva di poter accertare la natura di ulteriori presenze archeologiche collocate su strati inferiori, ai quali gli scavi non sono pervenuti. E’ ad esempio il caso della zona dell’ex Porta Zunica, con i blocchi in pietra compatibili con la fase arcaica dei Templi Romani, od anche di quella antistante palazzo Mezzanotte per via della ipotesi, sempre da queste colonne tracciata, di un possibile edificio pubblico [forse una basilica romana?], od anche privato [una domus ecclesiae?], temporaneamente riutilizzato come luogo di culto paleocristiano prima della retrocessione della Cattedrale sulla quota dove oggi insiste. Il cantiere di Piazza San Giustino ha infatti da subito scontato i limiti di una situazione che doveva rendere compatibili, in corso d’opera, le sacrosante esigenze di riqualificazione dello spazio pubblico di Colle Gallo, vitale nella sua rideterminazione centripeta, con quelle immanenti della Scienza archeologica. E ciò, vuoi per indisponibilità delle necessarie risorse finanziarie che solo un conclamato parco archeologico avrebbe organicamente consentito di intercettare; vuoi per la necessità di rispettare i tempi dell’appalto di riqualificazione della piazza e, con essa occorrenza, per l’urgenza di dare anche risposte pratiche a chi “vive” nella piazza e “della” piazza. Insomma, oltre agli importantissimi successi degli interventi di archeologia preventiva [testina di Venere, domus romana e mosaici studiati da Vincenzo Zecca, cisterna romana monumentale, cisterna romana domestica, sepoltura ellenistica di VI-III sec. a.C., fosse granarie], che qualificano le collaudate competenze dell’Ente di tutela, anche un bel coacervo di spinte e controspinte. Col risultato che, comunque vada, non si potranno accontentare tutte le anime interessate alle vicende di San Giustino. Proseguiamo gli aggiornamenti della campagna di scavo. Nella zona in cui a dicembre 2021 è stata scoperta la sepoltura della “Principessa Marrucina”, altrimenti dalla direzione scientifica degli scavi denominata “Marouca”, continuano intanto ad emergere altre fosse granarie. Ne sono state censite circa una cinquantina che propongono piazza San Giustino come uno dei più rilevanti giacimenti della Penisola, in termini di concentrazione in uno spazio relativamente piccolo, dopo quello della piana di Cerignola, però esteso su circa 26.000 metri quadrati, che conta 600 fosse, alcune delle quali di epoca romana. Entro la fine di marzo gli archeologi dovranno terminare sondaggi, rilievi ed approfondimenti. La fine dei lavori di riqualificazione della Piazza è invece orientativamente prevista per il prossimo Ferragosto. Si diceva delle quattro stagioni di Teate, che magicamente si sono date appuntamento a San Giustino: ellenistico-marrucina, romana repubblicana ed imperiale, alta e bassa medioevale, post rinascimentale e contemporanea. Tipiche anche degli altri poli della Città antica, da sud a nord sulla dorsale del centro storico. Ma che a Colle Gallo hanno incontrato il locus evocativo, in termini di sinergie spazio-temporali, delle nostre origini. Un luogo in parte ameno, forse agli albori dedicato ai culti femminili di Cerere o Diana. Per alcuni Cibele, chissà. Affermatosi nelle sue valenze sacrali in età ellenistica, “fagocitato” dalle superfetazioni della romanizzazione, impostosi nella tradizione cristiano-costantiniana, lambito dalle fortificazioni angioine ed aragonesi, comunque spianato ed alterato nel corso del tempo fino agli inizi del 900. E cresciuto nel Mito. Di Achille. In tanti ci hanno messo le mani. A cominciare dai “Vandali”, quelli che la Storia ci consegna con un profilo di cinici precursori del frammentato scenario politico che conseguì alla caduta dell’Impero Romano. Sia dai “vandali”, trasversali ai secoli ed alle ideologie, che ne hanno decretato radicali trasformazioni e, diremmo oggi, “cambi di destinazione d’uso”. Per usare un eufemismo. Il potere politico e religioso lo ha da sempre “interpretato” in maniera funzionale alle proprie occorrenze. Ma tutto ciò non ne ha impedito, per certi aspetti favorendolo, quel fascino che in pieno XXI secolo continua a sprigionare da ogni poro. Anzi, da ogni pietra. Colle Gallo vive attraverso la sua genesi. Neanche Pipino, figlio di Carlo Magno, riuscì a devastarlo completamente. Nonostante la furia distruttiva che questo “illuminato” rampollo della dinastia carolingia profuse nell’801 per azzerare le architetture superiori della Città e “ridurre” drasticamente la popolazione teatina. Che non aveva tradito i Longobardi. E che ancor oggi si stringe attorno alla sua Piazza. Chiede, si informa, propone, argomenta, interagisce con le Istituzioni. Un popolo che vuol capire. Per non dimenticare ciò che è stato. E per apprezzare ciò che sarà. Nella sinfonia del tutto speciale delle “Quattro Stagioni di Teate”.


Allegati

Si parla di