Segnalazioni

Piazza San Giustino, si chiude la seconda fase degli scavi: via libera ai sondaggi nella porzione non ancora indagata

“La tecnica Structure From Motion [rilievi fotogrammetrici] compensa la perdita dei dati visibili compiuta dallo scavo e concorre alla ricomposizione del contesto indagato”. Con una nota diffusa ieri, la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara spiega alla città lo stato dell’arte sui sondaggi nella porzione di piazza San Giustino soggetta ad approfondimenti scientifici, fornendo particolari tecnici sulle modalità di intervento ed augurandosi “che le prossime, auspicabili indagini nell’area restante della piazza possano contribuire a chiarire molte questioni sospese”. Poi la promessa: “lavoriamo per restituire alla città parte della sua storia e per raccontarvela”.

Si chiude, dunque, la seconda fase degli scavi di archeologia preventiva, condotti nell’ambito dei lavori di riqualificazione della piazza. Ed ora le ricognizioni archeologiche si sposteranno sulla direttrice dei palazzi che guardano il cantiere, compreso lo storico edificio Valignani, sede ancora inagibile della municipalità teatina. La Soprintendenza, in relazione alle prossime indagini usa il termine “auspicabili”. Forse una espressione scaramantica, visto che l’ente titolare del cantiere resta comunque il Comune, che non ancora riceve risposta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e per essa dal titolare del ministero della Cultura, Dario Franceschini, circa la richiesta di sblocco del tesoretto di 353.000 euro, accantonato a titolo di ribassi d’asta. Risorse preziose per assicurare continuità e qualità ai saggi.

Sul piano del resoconto strettamente scientifico, la nota spazia dal rinvenimento dei mosaici sul lato ovest del cisternone ottocentesco: “il piano pavimentale a mosaico, decorato dal motivo dei ‘cani correnti’, o ‘ad onde’, distrutto per la costruzione della cisterna, si conserva in minima parte in quel che resta di un ambiente un tempo decorato da pitture parietali policrome”]; per approdare alla “vera novità di questa fase dei lavori”, ossia la “grande cisterna, che costituì un impegno costruttivo ed urbanistico degno di una città che riuscì a dotarsi di strutture essenziali e monumentali, individuata davanti la scalinata della cattedrale e risultata interrata e priva di copertura [asportata probabilmente per i noti lavori di trasformazione del sito nei secoli], articolata in quattro ambienti, dei quali il primo già scavato nella fase precedente, suddivisi da spesse murature in opera laterizia rivestita da intonaco in cocciopesto e posti in comunicazione fra loro per mezzo di aperture”.

Fra le altre informazioni, la sepoltura tranciata da un tombino dei sottoservizi, di epoca “tardo antica/altomedioevale”, insistente nell'area del basamento della fontana ottocentesca, e di una "vasca per lo spegnimento della calce" [uno dei tanti esempi di interventi invasivi su Colle Gallo, nda]. Ed inoltre, l’opportuno richiamo ai livelli della città romana che giacciono ad una quota di poco inferiore al piano di calpestio, dopo gli sbancamenti operati nell’area a finte Ottocento”, mentre “nel saggio posto fra Palazzo Mezzanotte ed il Palazzo di Giustizia, gli ulteriori approfondimenti hanno evidenziato che la quota del grande muro in opera laterizia è molto profonda rispetto ai livelli attuali e le altre strutture murarie connesse poggiano su piani diversi a confermare l’antico assetto terrazzato della zona”.


Allegati