Segnalazioni

Nuove scoperte in piazza San Giustino: beneaugurante la benedizione del cardinale Pietro Parolin

La benedizione di Pietro Parolin è stata beneaugurante. Altre porzioni murarie affiorano in piazza San Giustino dopo la speciale supplica “per la storia millenaria di Chieti” che il segretario di Stato vaticano ha riservato agli scavi archeologici di Colle Gallo nella ricorrenza del Santo Patrono. La visita del numero due delle gerarchie pontificie, voluta con caparbietà dall’arcivescovo Bruno Forte, è salutata con fede profonda dal capitolo metropolitano teatino ed accolta con deferente attenzione dall’amministrazione comunale. E quando il cardinale, anche a nome di Papa Francesco, ha dapprima benedetto la comunità cittadina e poi, rispondendo con cordiale disponibilità ad un invito fuori protocollo, piazza San Giustino con i suoi tesori ed il suo illustre passato, si è avuta la sensazione che sarebbe veramente delittuoso sprecare una occasione così ricca di significati scientifici, storici ed anche legati alla tradizione. E, per chi crede, alla spiritualità di un luogo evocativo per tutti i teatini.

“Ora speriamo”, dice il sindaco Pietro Ferrara, “che i fondi del tesoretto di 353.000 euro, giacenti presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per i quali abbiamo richiesto lo sblocco, possano esserci resi in tempi brevi, disporre di quelle risorse risulterebbe fondamentale per il prosieguo dei saggi in corso ed anche per qualcosa in più, fermo restando che, come sempre abbiamo fatto in questi mesi di lavori, ci rimetteremo alle valutazioni della Soprintendenza”.

E mentre i due Enti si cercano, parlano e rincorrono in contatti che, gira e rigira, non possono alla fine prescindere dal fattore finanziario, da qualche giorno la piazza restituisce altre vestigia. Nelle prossime ore i sondaggi si estenderanno all’area, già liberate dalla sosta delle auto, antistante palazzo Valignani, sede storica del Municipio, ed all’attiguo palazzo Sirolli.

Già scattata l’interdizione al traffico, ad eccezione dei residenti e dei titolari di attività commerciali, di via Pollione e via Arcivescovado. Circa la natura dei nuovi reperti che gli archeologi hanno riportato alla luce, vige, secondo la prassi consolidata dell’Ente di tutela, il massimo riserbo. Gli addetti ai lavori non si sbilanciano in quanto ancora impegnati nella necessaria disamina a tutto tondo circa gli assetti altimetrici e funzionali della piazza. Bisogna ricucire la connessione di reperti anche diversi fra di essi, sia in ordine alle quote che alle caratteristiche costruttive dei manufatti. Ed anche agli andamenti architettonici, aspetto questo di fondamentale importanza per la compiuta lettura del sito. Ciò detto, le porzioni murarie emerse a seguito dello scavo di una trincea di circa 10mx1,5x1,5, antistante la scalinata della cattedrale, appaiono di elevata rilevanza scientifica. I manufatti ricompresi nello scavo, dei quali quello centrale, in asse con via Pollione, abbastanza poderoso, si pongono perpendicolarmente rispetto alla facciata del duomo. Si osserva il ricorso alla tecnica dell’opus cementicium, di qui la presumibile datazione romana a cavallo del periodo augusteo, con presenza di una base in laterizio che tuttavia potrebbe risultare postuma rispetto alla muratura stessa. La collocazione ad intervalli regolari delle mura ed il di esse andamento sul lato nord verso la cattedrale [e dunque a sostegno del grande muro allo stato considerato di contenimento, una cui parte è stata interessata di un crollo rinvenuto proprio sull’area dei mosaici] e sul lato sud verso palazzo Mezzanotte [dove altri spaccati interessanti sono sotto verifica] inducono a pensare anche ad un sistema di contrafforti, inserito in un contesto terrazzato, atti a contenere le asperità morfologiche del locus originario. Ma se ne saprà di più quando, fondi permettendo, gli archeologi avranno la possibilità di approfondire gli scavi e renderli sinergici alle informazioni acquisite nella zona musiva, zona questa con una caratterizzazione di quota superiore, cioè ad appena pochi centimetri dal piano di calpestio, rispetto a quella di cui trattasi. Se poi vogliamo passare al piano delle ipotesi suggestive, concedendoci quella licenza che per ora gli archeologi non possono avallare, ed acclarato che l’intera piazza ci sta proponendo un avvincente rebus da vero e proprio caleidoscopio scientifico, potremmo anche intravvedere, in quelle mura, i resti della famosa domus di Caio Asinio Gallo, tanto cercata, quanto sognata.

In subordine, strutture connesse agli ambienti ipogei che, a partire dal basamento del campanile, insistono sotto la cattedrale, il cui studio potrebbe rilasciare preziose informazioni anche in ordine alla eventuale presenza del supposto nucleo originario del tempio cristiano. 


Allegati