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Nasce "Il Cenacolo Teatino": presentata alla Pinacoteca Barbella la "Bibliografia Teatina" di Bigi, Valentini e Iocco

Il Cenacolo Teatino. Emulo di quello dannunziano. O forse no. Perché il consorzio di idee, presentato ieri alla Pinacoteca Barbella, sotto il profilo temporale va ben oltre una delle esperienze artistiche e di costume più significative del Novecento. Per tuffarsi nella storia millenaria della nobile Teate. “Bibliografia Teatina” [sopra titolo “Il Cenacolo Teatino”, patrocinio Comune di Chieti, edizioni Nuova Gutemberg di Lanciano] nasce da una idea di Raffaele Bigi, Marino Valentini ed Angelo Iocco, i primi due nomi noti e storici nel panorama culturale teatino, il terzo giovane ricercatore di Lanciano fulminato, per così dire, sulla via di Damasco dalla bellezza della città Marrucina. Magari anche greca, mitologicamente parlando. Ma questa è un’altra storia. La pubblicazione garantisce, tra l’altro, continuità alla memoria storica della saggistica e del giornalismo teatini. Un’opera di spessore che colma un vuoto nei nomi e nei contributi di chi narra la nostra stupenda, cara Città in tutte le sue declinazioni. “La Storia millenaria di Chieti, quella documentata”, esordisce Raffaele Bigi, “inizia prima della romanizzazione e nel corso dei secoli si ripropone attraverso testimonianze e sinergie culturali con tutta Europa, se Chieti fosse stata un centro periferico non avrebbe certamente avuto la risonanza, l’importanza e la visibilità narrata attraverso le vicende delle sue influenti famiglie nobiliari come quella dei Valignani e le evidenze oggettive date dalle sue monumentalità, da quelle romane a quelle medioevali”. Ed ancora: “Chieti non deve più essere considerata la Cenerentola di nessuno, al primo cittadino chiedo provocatoriamente di far propria l’idea di una ‘Repubblica Teatina’, ovviamente mi riferisco a contenuti meramente identitari”. Il sindaco Diego Ferrara, accompagnato dal suo vice con delega alla Cultura Paolo De Cesare, sorride, ringrazia gli autori per il prezioso contributo bibliografico e promette “tutta la possibile disponibilità dell’amministrazione comunale per far decollare quel turismo culturale su cui puntiamo in maniera decisa”. Per De Cesare, che annunzia una collaborazione tra Comune e Accademia delle Belle Arti dell’Aquila per la ricatalogazione e riqualificazione delle opere esposte al museo Costantino Barbella, “Chieti ha vitale bisogno del contributo di persone competenti ed innamorate della sua lunga storia”. Ed eccoli gli altri “innamorati” di una Storia che parte da Silio Italico [25-101 d.C., la fonte più remota presente nella Bibliografia Teatina] per poi dipanarsi attraverso saggi, atti, articoli di quanti, tanti per citarli con l’attenzione che ciascuno di essi meriterebbe, hanno narrato Chieti. Proseguiamo quindi con Marino Valentini per il quale “l’opera non è fine a se stessa, infatti, oltre al valore documentale ne rivendichiamo una funzione di stimolo e di denunzia contro i tentativi di delegittimazione storica del capoluogo teatino, parlare di ‘guerra’ ai danni di Chieti è forse eccessivo, di certo il processo di erosione da tempo avviato a scapito di istituzioni, eccellenze e valori teatini è sotto gli occhi di tutti, persino in qualche documentario Teate paga dazio in termini di visibilità, evidentemente non tutti ricordano che la città ha rappresentato, dopo Roma, il centro più importante dell’Impero in un vasto territorio proteso verso l’Adriatico”. Valentini poi anticipa una iniziativa che verrà varata ad anno nuovo di concerto con il liceo classico Gian Battista Vico, grazie alla disponibilità del professor Giovanni Scarsi, docente di Storia. Trattasi di un ciclo di seminari, che saranno tenuti da Bigi e dallo stesso Valentini, riservato alle classi III, IV e V, sulla storia di Chieti dall’antichità all’età moderna. È la volta di Angelo Iocco: “La mia tesi di architettura è dedicata all’architetto Francesco Perrini, ma i miei studi si ispirano anche all’architetto Nicola Mancini che realizzò a Chieti i portali delle Chiese di Santa Maria della Civitella e di Sant’Antonio Abate, dunque sono molto legato a questa Città al di là del campanilismo che spesso l’ha contrapposta alla mia Lanciano, la Bibliografia Teatina è nata da una esigenza di studi divenuta poi sbocco documentale grazie alle immense conoscenze degli altri co-Autori, dunque eccomi qui a celebrare le fonti davvero preziose che parlano e raccontano di Chieti”. Poi una proposta ufficiale. La esprime Raffaele Bigi a nome del Cenacolo: “Perché non titoliamo la Biblioteca provinciale A.C. De Meis [che troverà posto nella realizzanda cittadella della cultura nell’ex ospedale militare, già convento Sant’Andrea, ndc] a Caio Asinio Pollione [Teate 76 a.C.?, Tusculum 5 d.C]. De Meis, personalità illustre, per carità”, continua Bigi, “visse però poco a Chieti dove si svolsero le sue esequie, dunque abbiamo voluto riportare sulla copertina della nostra Bibliografia una rara effigie di Pollione che nel 39 a.C. inaugurò la prima biblioteca pubblica della Capitale, ed è proprio questa circostanza che ci ha reso entusiasti della proposta di ricordarlo degnamente con una titolazione di prestigio”. Ha moderato la presentazione di Bibliografia Teatina il giornalista e scrittore Stanislao Liberatore, fresco del conseguimento del Premio alla Carriera conferitogli ad Ascoli Piceno, nel contesto di una affermata rassegna letteraria, anche in ordine al suo ultimo lavoro: “Ovunque sei” [Ianieri Edizioni, III ed., aprile 2021], un esperimento di accurata sintesi delle conoscenze sulle vicende della sensuale e spregiudicata nipote del divino Gaio Giulio Cesare Augusto, molto vicina a divenire nella storia la figlia segreta dell’anche esso licenzioso Ovidio Nasone da Sulmo [Sulmona]. Nel libro Liberatore fa cenno anche al citato Caio [Gaio] Asinio Pollione ed alla incertezza delle sue origini. Che però, per i teatini, sono ormai fieramente “acquisite”. Come dire che ogni mondo è paese. Anzi diremo, se possibile, “ogni mondo è Teate”.


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