Segnalazioni

Il "Lunarjie" esce di scena: la fine dell'esperienza Calendario astrologico dopo 35 edizioni, ma potrebbe essere solo un arrivederci

“Viva la leggerezza”. E con “leggerezza”, ossia con la modalità discreta e ironica con la quale 35 anni fa scese in campo, esce di scena il “Lunarjie – Calendarie Astrologgiche Achilliane”. Il Lunario di Chieti, ma non solo, saluta e si congeda dal capoluogo teatino. Dal foyer del Marrucino, dove ieri si è parlato del probabile commiato, una retromarcia allo stato appare difficile. Anzi, possibile! Ma vincolata ad un mare di “se”. In primis, se anche in città ci si accorgerà di questo sfizioso, arguto, disincantato organo d’informazione basato sulla tradizione, sui tempi lenti e digeribili di una cultura di prossimità, piacevole da narrare e raccogliere nei momenti inclusivi di una festa in famiglia, come anche nella preparazione di una intramontabile ricetta della nonna, ad esempio “Pallotte casc’ e òve”, o nel rituale e “spirituale” godimento offerto da uno dei celebri risotti di chef Santino Strizzi, o anche nel sorseggiare un buon vino delle nostre fragranti colline. E poi se gli sponsor, fino ad oggi munifici ma non vincolabili in eterno, saranno affiancati da altri benefattori della causa achilliana. Che non racconta solo di allineamenti astrali e di antichi proverbi. Ma che, emula del collaudato impianto del celebre “Frate Indovino”, ha in questi sette lustri saputo permearsi di solide valenze fattuali. Come dire: oltre al mito e al cuore, anche le idee. Di un prodotto editoriale esportato oltre i confini del suo ambito territoriale, l’Abruzzo e il Molise, e che “rischia” di essere altrove apprezzato, se non scopiazzato, in senso buono, per carità, per il semplice motivo che piace. Tranne che a Chieti?

“Le nostre energie”, spiega il moto perpetuo del Lunarijie, il giornalista e presidente Fige -Federazione italiana dei giornalisti enogatronomici, Ugo Iezzi, “si stanno affievolendo, meglio anticipare così, con leggerezza, una scelta difficile prima che diventi obbligata”. Al Marrucino, dietro la malinconia per l’annunziato congedo del Lunario, quasi quasi si scherza. Certamente si sorride con gli apprezzati aneddoti culinari di Strizzi in formato “ultras” Roma, sciarpa giallorossa d'ordinanza con tanto di lupa capitolina, perché “la fede è la fede e a Chieti i tifosi ne sanno qualcosa”. Nessuno gli dice, sarebbe per lui un dolore non sopportabile, che la tifoseria neroverde è forse più contigua a quella dei supporter biancocelesti della Lazio. Che dalla Curva Volpi hanno addirittura adottato un famoso coro. Ma questa è un’altra storia. Di calcio, quello del pallone a spicchi. Mentre la tentazione degli ideatori e divulgatori vecchi e nuovi del Lunario [tra gli altri, oltre a Iezzi, il giornalista, poeta e storico Mario D’Alessandro, il vignettista Passepartout, al secolo Gianfranco Tartaglia, il grafico Simona Di Lisio] sarebbe quella di dare un calcio, nel senso della pedata non solo metaforica, a tutto ciò che ha mortificato una idea altrove percepita come vincente. Di idee vincenti è un vero esperto Donato Fioriti, vice-presidente vicario di Unaga, la costola agroalimentare della Fnsi [Federazione Nazionale Stampa Italiana] che, nel portare il saluto di Stefano Pallotta, presidente dell’ordine dei giornalisti d’Abruzzo, subito lancia una proposta. Provocatoria? Giudicate un po'.

“Se vorrete, questa bella iniziativa editoriale, che vanta una tradizione applaudita finanche all’Expo di Milano, la porteremo a nostre spese a Pescara, mi impegno personalmente a tutelare la cifra artistica di amici e professionisti di spessore, il loro impegno nel Lunario non può essere disperso”. Ugo Iezzi ringrazia ma un tantino frena: “Vedremo, spero che alla fine si trovi una soluzione”. Una soluzione per accasarsi altrove o una soluzione per restare fieramente “made in Chieti?” La politica vedrà e farà. Se del caso. Messaggio subliminale per il sindaco Diego Ferrara, impegnato nelle elezioni provinciali. Mentre altri due suoi colleghi, Angelo Radica, che è anche presidente nazionale di Città del Vino con 460 comuni associati, e Levino Di Placido, portavoce delle comunità abruzzesi all’estero, rispettivamente sindaci di Tollo e Pennapiedimonte, lanciano un appello: “Difendiamo il Lunario, vera sintesi di cultura e tradizione, conosciutissimo dai nostri emigrati ed espressione delle eccellenze enogastronomiche del territorio abruzzese e molisano”. Incoraggiamenti a proseguire “il percorso di qualità” intrapreso dal Lunario arrivano da Valerio Cesarini, presidente della sigla ambientalista Mondo Verde, e da Sergio e Luigi D’Andrea, da sempre vicini al management artistico ed editoriale del Calendario achilliano. È Mario D’Alessandro, che nella circostanza ha omaggiato i presenti con una copia del suo “Achilleide Teatina”, poemetto in ottava rima sulle orme di Publio Papiniano Stazio per l’anniversario dei 3200 anni dalla fondazione di Teate [2019], a ripercorrere le vicende storiche del Lunario. “Nato nel 1987 nel Villaggio Celdit, la prima edizione fu in bianco e nero, sponsor ‘Il Blù, poi il costante impegno di noi appassionati, spontaneo e scaturente dalla saggezza popolare”. “L’edizione 2022”, conclude Ugo Iezzi, “per le sue capacità attrattive si presenta come un vero e proprio talismano, forte delle 14 tavole curate con la solita maestria da Passepartout”. Auguri “Lunarjie”. E resta con noi!


Allegati