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Scavi in piazza San Giustino: dopo la scoperta del mosaico studiato da Vincenzo Zecca nel 1880 continuano i sondaggi

Poco più di 50 centimetri quadrati di pezzatura, per ora. Un piccolo spazio per una grande storia. Il mosaico rinvenuto ieri in piazza San Giustino, subito ribattezzato “il mosaico di Vincenzo Zecca” [un dovuto omaggio allo storico ed archeologo teatino che nel 1880 lo individuò e studiò per primo], conferisce la carica dei giorni migliori ad archeologi ed addetti ai lavori. E chissà se Vincenzo Zecca [al quale i ragazzi di Fronte Comune Teatino hanno dedicato uno striscione] esattamente ventiquattro ore prima del 2774 compleanno di Roma che cade oggi, 21 aprile, non abbia voluto omaggiare Chieti favorendo la scoperta del “suo” mosaico ed indirettamente ricordarci, giocando d’anticipo, che Teate festeggerà l’11 maggio prossimo il suo ben più antico compleanno mitologico, rispetto alla Capitale, compiendo ben 3.202 anni. Portati tutto sommato bene.

Questa mattina, a poche ore dal clamoroso rinvenimento del mosaico, subito soggetto ad interventi di protezione e di ulteriori accertamenti per valutarne le effettive dimensioni, in piazza si respirava l’aria delle occasioni irripetibili. “Siamo orgogliosi e soddisfatti”, dice la soprintendente Rosaria Mencarelli, presenti la responsabile scientifica dello scavo Rosanna Tuteri, l’archeologa Maria Di Iorio, l’assistente Sabatino Letta, l’architetto Paolo Fraticelli, l’architetto Lucia Moretti [direttore dei lavori di riqualificazione], l’architetto Gianfranco Scatigna [direttore operativo e responsabile della sicurezza di cantiere], l’assessore ai lavori pubblici Stefano Rispoli ed il dirigente del settore lavori pubblici ingegner Paolo Intorbida.

“Si tratta di un risultato”, aggiunge la dottoressa Mencarelli, "che ripaga i miei collaboratori di quanto profuso in questa campagna di sondaggi, cercavamo il mosaico e l’abbiamo trovato, il programma ora proseguirà come da accordi con l’amministrazione comunale e soltanto quando avremo un quadro esaustivo delle presenze archeologiche che il sito sta gradualmente rilasciando potremo fare un bilancio attendibile, pervenire a conclusioni affrettate circa gli assetti definitivi della piazza, soggetta nel tempo a diversi interventi di livellamento e trasformazioni altimetriche, non sarebbe serio da parte dell’istituzione che rappresento”.

Insomma, contenti sì, ma con ogni possibile riserva atta ad evitare facili illusioni e fraintendimenti. “Mi chiedete se è una questione di fondi, ebbene”, spiega la dirigente di Via degli Agostiniani, “confermo che i fondi promessi dal Comune per i sondaggi sono stati resi subito disponibili, semmai la questione risorse sarà di attualità in una fase successiva, quando e se il Comune dovesse decidere, sulla base delle nostre indicazioni scientifiche, di procedere ad interventi di valorizzazione”. Messaggio chiaro e palla al centro. Anzi al Comune che, in piena fibrillazione per le note questioni legate al piano di riequilibrio di bilancio, ha i suoi bravi problemi di programmazione.

I risparmi ottenuti con le varianti al progetto di riqualificazione hanno consentito all’rnte municipale di destinare ai sondaggi, in quanto amministrazione appaltante, fondi per circa 100 mila euro, utilizzati allo stato per circa 2/3. La parte residua dovrà bastare per portare a termine i saggi di archeologia preventiva [tra palazzo Mezzanotte ed il tribunale, attorno l’area della cisterna ottocentesca dove è stato rinvenuto il mosaico e davanti a palazzo Sirolli, altro punto nevralgico attenzionato dagli archeologi, nda]. E la cinghia inizia ad essere stretta. Ad ogni buon conto i toni ufficiali restano improntati all’ottimismo ed alla “piena fiducia nel lavoro di accertamento e di studio della Soprintendenza”.

Così si legge in un comunicato stampa diffuso nel pomeriggio a firma del sindaco Diego Ferrara e degli assessori alla Cultura, Paolo De Cesare, ed ai Lavori pubblici, Stefano Rispoli che, nel salutare con entusiasmo l’ultima scoperta e sottolineare come il mosaico “sia in ottime mani”, ribadiscono il concetto espresso dai vertici dell’ente di tutela circa la condivisione “di un percorso di sinergia e confronto” fra le due amministrazioni. “Abbiamo sempre considerato la cultura, l’arte e la nostra storia come un valore importante su cui costruire un nuovo sviluppo anche sul fronte turistico”, questa la dichiarazione d’intenti che arriva dalla residenza municipale, “la Soprintendenza dovrà contestualizzare i reperti emersi dagli scavi ed esprimersi sul futuro dei rinvenimenti, aspettiamo [dunque] di conoscere cosa produrranno gli studi che saranno intensificati … in modo da adeguare il progetto di riqualificazione in corso e condividere la scelta migliore per valorizzare l’intero patrimonio cittadino, dando alla comunità la possibilità di fruire della sua parte di passato riemersa proprio dal cuore del centro storico”.

Al di là delle calibrate affermazioni di reciproca cortesia, il comunicato esprime se vogliamo una notizia in parte nuova rispetto alla navigazione a vista cui il Comune è costretto a muoversi nella vicenda di riqualificazione di piazza San Giustino: “condividere la scelta migliore per valorizzare l’intero patrimonio cittadino”. E “valorizzare”, concetto diverso dalla semplice “tutela”, ossia la mera conservazione dei beni archeologici, significa assicurare visibilità ai reperti, presentarli nella loro fisicità alla narrazione scientifica da rendere alla cittadinanza, “esportarli” nei media quali veicolo di cultura e di “contaminazione” con altre realtà, situazioni, popoli e costumi. La giunta è chiamata quindi ad un grande sforzo, anche di programmazione finanziaria. E qui torniamo alle fonti delle risorse. Un impegno, quello che attende gli amministratori cittadini, cui potrebbe giovare il “Progetto Mecenate”, lanciato proprio da queste colonne. L’assessore Rispoli è personalmente impegnato in contatti con esponenti della imprenditoria cittadina e regionale che vogliano legare i loro nomi e quelli delle loro aziende a questa straordinaria opportunità di rilancio della città proveniente da Colle Gallo. Sul quale, e con questa annotazione torniamo alla parte scientifica della quaestio, continua il via vai di addetti ai lavori, archeologi, tecnici, amministratori ed anche di “esterni” pronti a fornire il loro contributo alla sintesi delle conoscenze.

Oggi pomeriggio, ad esempio, è stata di nuovo notata la presenza del fotografo e regista pescarese Alessio Consorte, il quale avrebbe messo a disposizione della Soprintendenza le sue collaudate conoscenze circa tecniche innovative di monitoraggio e rilevamento delle presenze archeologiche nelle aree di scavo. I primi risultati della ricognizione sembrerebbero confermare l’ipotesi, anche da chi scrive avanzata, circa la fondata probabilità che diverse emergenze murarie siano compatibili con datazioni repubblicane o pre-repubblicane, nel contesto di una possibile area sacra dedicata ad una divinità femminile. L’orientamento della Soprintendenza, improntato alla massima cautela, propenderebbe però per la tesi di reperti certamente “datati” ma di verosimile “reimpiego”. La partita scientifica è tuttavia ancora apertissima e chissà che Colle Gallo non possa riservarci altre stimolanti sorprese.


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