Politica

Tassa di soggiorno: salta il consiglio comunale, è tutto da rifare

Un emendamento che chiedeva di introdurre la gabella ai turisti dal 2019, approvato dall'assemblea, fa infuriare il sindaco, che chiede ai suoi di uscire dall'aula per far mancare il numero legale. Si accende la polemica sui soldi pubblici spesi per i gettoni di presenza

Immagine d'archivio

Il regolamento sulla tassa di soggiorno dovrà tornare in consiglio comunale. Non è bastata la seduta di ieri (venerdì 29 giugno), in seconda convocazione, per riuscire a sciogliere le tensioni su una delle misure dell’amministrazione Di Primio più contestate degli ultimi mesi. Il consiglio è finito a ora di pranzo, con il sindaco che grida al “ricatto” e chiede ai suoi di abbandonare l’aula, per far cadere il numero legale. 

Tra le assenze sui banchi della minoranza, nonostante qualche esponente di maggioranza abbia deciso di non muoversi, quando il primo cittadino chiede l’appello, in aula non ci sono gli 11 consiglieri comunali necessari a far proseguire la seduta. 

E, a questo punto, è tutto da rifare: la proposta di delibera deve tornare in commissione e poi nuovamente in consiglio comunale. Con un’ulteriore spesa di tempo e denaro: secondo quanto calcolato dal consigliere Bruno Di Paolo (Giustizia Sociale), ammonterebbero a circa 8mila euro i gettoni di presenza che il Comune di Chieti dovrà saldare ai consiglieri per i lavori sull’imposta di soggiorno. E che ora dovranno ricominciare da capo. Per questo, l’esponente di opposizione chiede di addebitare al sindaco “tutte le spese per l’elargizione dei gettoni di presenza di commissioni e consiglio”. 

Di Primio, dal canto suo, così motiva la scelta strategica di far interrompere la seduta: 

Nessuno può ricattarmi, sopratutto quando in ballo ci sono i progetti per il bene della città. La tassa di soggiorno, che dobbiamo immediatamente istituire, è necessaria alla realizzazione di manifestazioni ed iniziative di promozione turistica per la città. Si tratta di una imposta applicata ovunque, che non dovranno pagare i cittadini di Chieti ma le migliaia di persone non residenti che pernotteranno in città (90.000 le presenze registrate dalla Regione lo scorso anno) per motivi turistici o di lavoro.  

I giochetti di una parte della maggioranza, se ancora la posso definire tale, spalleggiata dall’opposizione, stavano per provocare un grave danno al bilancio comunale e, soprattutto, alle manifestazioni e agli eventi cittadini facendo venire meno la previsione oggi in bilancio.Non potendo accettare una situazione del genere, e potendo contare su consiglieri comunali che oggi, per motivi personali,  non erano in aula ho chiesto alla maggioranza di abbandonare l’aula così da far venir meno il numero legale e neutralizzare il tentativo delle opposizioni con i soliti noti della maggioranza. Riporteremo in aula la delibera in modo che la tassa di soggiorno possa essere applicata a partire dal prossimo 1° agosto.

Secondo quanto previsto nel bilancio previsionale, la tassa di soggiorno porterebbe nelle casse comunali una somma di circa 40mila euro ogni anno, che dovrebbero poi essere investiti nella valorizzazione del turismo. 

E proprio su questo punto si è consumato lo strappo più evidente del consiglio di ieri. Un emendamento presentato da Stefano Rispoli (Gruppo Misto) e sottoscritto anche da Diego Costantini (Noi con Salvini) e Mario De Lio (Udc), infatti, chiedeva di non attivare la gabella sui turisti già da questa estate, ma di farla entrare in vigore dall’anno 2019. La proposta è stata accolta da 13 voti favorevoli, 1 astenuto e 12 contrari, abbastanza per approvarla. 

A quel punto, è iniziato il malumore e il sindaco ha fatto uscire i suoi per interrompere la seduta. In aula sono rimasti i tre firmatari dell’emendamento, Emiliano Vitale (Forza Italia), Di Paolo sui banchi della minoranza. 

I tre consiglieri che hanno presentato l’emendamento hanno motivato la loro proposta, ossia l’idea di creare un sistema turistico, coinvolgendo tutti gli attori interessanti, realizzando un piano marketing completo, stilando i progetti da mettere in atto. “Ma il sindaco - punta il dito Rispoli, che dalla maggioranza è uscito lo scorso settembre - non accetta la democrazia in consiglio comunale”.