Cronaca

Volontario dell'Arcigay inseguito e minacciato dopo aver salutato il fidanzato con un bacio

L'episodio omofobo denunciato dall'Arcigay Chieti si è verificato giovedì sera a Pescara

L’Arcigay Chieti “Sylvia Rivera” denuncia un grave assalto omofobico verificatosi sul lungomare di Pescara giovedì sera, quando un giovane volontario di Arcigay Chieti è stato inseguito e minacciato da due estranei.

“Il ragazzo – raccontano -  intorno alle 22 aveva salutato il proprio fidanzato con un semplice bacio sul lungomare prima di inforcare la bici per dirigersi a casa. Due individui che hanno assistito alla scena a bordo di un’auto gli hanno gridato subito con tono minaccioso improperi legati al suo orientamento sessuale, ma purtroppo l’episodio non si è chiuso subito: i due, non appagati evidentemente dalla prima serie di offese, l’hanno inseguito per un bel tratto superandolo e fermandosi più volte per aspettarlo e ogni volta che si avvicinavano (anche guidando contro mano) gli urlavano contro ingiurie con tono violento, spaventando moltissimo il ragazzo che sulla propria bici non ha potuto far rientro subito in direzione di casa in quanto, sentendosi minacciato, non voleva rivelare loro il suo domicilio.

Non è bastata nemmeno la chiamata al 113 a tranquillizzare il ragazzo in quanto per circa 10 minuti il numero di emergenza ha squillato a vuoto. E nemmeno la chiamata in Questura - visto che alla Polizia non rispondeva nessuno - ha trovato conforto: gli è stato risposto di rivolgersi al 113. E infine nemmeno una pattuglia che in quel momento passava ha risposto alle sue richieste di aiuto - tirando dritto -, ma almeno ha avuto l’effetto di far scappare i due violenti".

Quando, intorno alle 23, il ragazzo si è recato sia in Questura che dai carabinieri per sporgere denuncia, gli è stato riposto in entrambi casi che poiché, a parer loro, non si configurava alcun reato loro non potevano fare niente. “Noi di Arcigay Chieti vogliamo sottolineare e denunciare quanto sia grave non solo l’inseguimento minaccioso con ingiurie operato ai danni del ragazzo, che ha subito una vera e propria violenza privata quanto anche la totale assenza di aiuto delle forze dell’ordine, che altresì hanno frettolosamente liquidato, sia telefonicamente che di persona, il ragazzo non curandosi minimamente del fatto che non spetta a loro giudicare la presenza o meno di un reato in un episodio di violenza e ingiuria. Cogliamo l’occasione per chiedere con forza che, analogamente a quanto ha fatto la Regione Umbria, anche l’Abruzzo si doti di una legge regionale volta al contrasto contro le discriminazioni e le violenze di genere determinate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere, che assolutamente non ha alcuna attinenza con le opinioni, come tanti oppositori di questa legge si affannano ad affermare erroneamente. In Senato è arenata ormai da anni una legge contro l’omofobia proprio a causa di posizioni di veto davvero incomprensibili”.

Così l’avvocato Andrea Cerrone del Foro di Lanciano approfondisce le tematiche giuridiche implicate in questo episodio: “Esprimo tutta la mia solidarietà al ragazzo ed al suo fidanzato – dice -  In casi come questo, ancorché shockanti e paralizzanti, bisogna tentare di farsi coraggio, urlare vigorosamente, attirare l’attenzione dei passanti e, se possibile, riuscire a raccogliere qualche elemento che valga ad identificare gli autori di queste poderose gesta medievali. È vero che l’ingiuria è stata recentemente depenalizzata, ma è altrettanto vero che rimane illecita ed è previsto, per chi se ne macchia, l’obbligo alle restituzioni ed al risarcimento del danno, oltre che l’obbligo di pagare una sonante sanzione pecuniaria civile, che va da 100 ad 8.000 euro. Aggiungo che da come mi sono stati descritti i fatti, si è senza dubbio perfezionato anche il delitto di violenza privata, che s’invera ogni volta che qualcuno, con violenza o minaccia, costringa qualcun altro a fare, tollerare od omettere qualcosa: usare un’automobile per inseguire un ragazzo in bicicletta, arrestare la marcia, spegnere i fari, attendere che si avvicini, vomitargli addosso offese con tono minaccioso e poi, ancora, spostarsi più avanti, aspettare che passi di nuovo e tendergli lo stesso agguato, non so per quante volte complessivamente, non è soltanto raggelante, ma è anche un reato; lo sappiano questi gaudenti perdigiorno. Studiando bene il caso, peraltro, potrebbero venire alla mente anche ulteriori ipotesi di reato. Ed è per questo che rimango basito dalla risposta frettolosa che ha rimediato questo ragazzo dalle Forze dell’Ordine cui si è rivolto. Non è compito degli Ufficiali di Polizia giudiziaria decidere se una determinata condotta celi o meno un’ipotesi di reato. Essi sono obbligati a raccogliere le denunce. Provvederà poi il Pubblico Ministero ad iscrivere il fatto nel Registro Generale delle Notizie di Reato ed a coordinare nel modo che riterrà più opportuno le indagini. La violenza privata è punibile d’Ufficio; dunque la Polizia Giudiziaria (od il P.M.) che leggesse il vostro comunicato dovrebbe immediatamente riconvocare questo ragazzo, scusarsi per l’inconveniente, ed ascoltare con attenzione quanto ha da dire”.

“C'è un vuoto normativo che occorre assolutamente colmare – aggiunge l’avvocato Francesca Di Muzio, penalista e cultrice della materia di criminologia e vittimologia all'Università d' Annunzio -  All'indomani della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia del 17 maggio e alla luce dei fatti di cronaca che si verificano quasi giornalmente nei confronti delle persone lgbti occorre necessariamente che l'Italia approvi una legge contro l' omofobia. Il monito in assenza di una legge ad hoc è quello di continuare a denunciare al fine di creare dei precedenti giurisprudenziali che possano indicare la strada al legislatore”.

VIDEO: "L'OMOFOBIA E' ANCORA TROPPO PRESENTE"


 


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