Cronaca

Coniugi di Scerni morti nel fiume Orta, per la procura è omicidio colposo

Accolta la tesi delle parti civili, secondo cui i due giovani, genitori di due bambini piccoli, si avventurarono fuori dal sentiero principale perché non era segnalato il potenziale pericolo

I coniugi morti il 1° maggio 2017

Silvia D'Ercole e Giuseppe Pirocchi, di Scerni, non morirono per una loro imprudenza, ma perché non erano ben segnalati i pericoli a ridosso del fiume Orta, in località Valle dei Luchi, a Caramanico (Pescara). O, almeno, questa è l'ipotesi della procura di Pescara, che ha accolto la tesi dei legali di parte civile, chiedendo il rinvio a giudizio per il primo cittadino della cittadina pescarese, Simone Angelucci, e per il direttore del Parco nazionale della Majella, Oremo Di Nino. 

Per il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Valentina D'Agostino, bisogna procedere per omicidio colposo, così come sostenuto dagli avvocati Giuliano Milia, Arnaldo Tascione e Francesco Tascione, che rappresentano i familiari dei due coniugi. I due, genitori di due bimbi, avevano 32 e 34 quando, il 1° maggio 2017, andarono a Caramanico per una gita fra amici. Si allontanarono dal sentiero principale per scattare una fotografia e accadde la tragedia: Silvia perse l'equilibrio, finendo nel fiume Orta, ma quando il marito cercò di aiutarla, precipitò anche lui nell'acqua. La corrente li trascinò a circa 500 metri dal punto della caduta. 

Ora, per quell'assurda morte ci sono due indagati, che compariranno davanti al gup il 24 gennaio prossimo. 


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