Cronaca

La rapina di Lanciano: i tre arrestati erano già sospettati di altri furti in zona

Un incidente d'auto mentre fuggivano ha imposto un'accelerazione all'indagine. Poi, gli investigatori hanno trovato quelli che definiscono "elementi forti": tracce ematiche su alcuni indumenti, i bagagli in macchina, l'appartamento di corso Roma svuotato e ripulito

Erano sospettati di altri reati, ma incensurati, i tre romeni arrestati ieri per la rapina ai danni dei coniugi Martelli. Questa la novità più rilevante emersa stamani nel corso della conferenza stampa in procura per fare il punto sulle indagini. Indagini che, comunque, non sono ancora finite, visto che all’appello manca ancora il quarto uomo, forse il capo della banda

Per ora, in manette sono finiti i fratelli Costantin Aurel Turlica, di 22 anni, Ion Cosmin Turlica (20), e il cugino Aurel Ruset (25), accusati di rapina pluriaggravata, lesioni gravissime, sequestro di persona e porto abusivo d’armi. Sono stati bloccati mentre cercavano di allontanarsi da Lanciano e, certamente, dall'Italia.

L'operazione

I carabinieri li tenevano sotto controllo da tempo, tanto da aver installato un Gps nell’auto che usavano, una Golf scura con targa romena, ma non erano ancora riusciti a completare il quadro probatorio che potesse individuarli in maniera inequivocabile. A tradirli è stata la voglia di arricchire la loro esperienza criminale, di passare da piccoli ladri con la faccia pulita a cruenti rapinatori, che non hanno esitato a picchiare e mutilare due pensionati di 69 anni, con un figlio disabile in casa, per un bottino misero: 1.990 euro. Tanto, infatti, sono riusciti a prelevare con i bancomat di Carlo Martelli e Niva Bazzan, che hanno subito, per una cifra irrisoria, due ore di terrore e violenza gratuita, con la mutilazione dell’orecchio per la signora e la perdita della serenità per tutta la vita, visto che questo episodio buio sarà molto difficile da dimenticare. 

A dare una brusca e azzardata accelerata alle indagini, che si è poi rivelata vincente, è stato un incidente capitato ai tre giovani romeni martedì sera. Intorno alle 22, in contrada Sant’Amato, la Golf su cui viaggiavano è finita fuori strada. Quando le forze dell’ordine si sono accorte che il Gps era fermo in un luogo isolato, hanno pensato che stessero per mettere a segno un’altra rapina. Così, sono arrivati per un normale intervento in caso di incidente stradale. L’obiettivo era capire le reali intenzioni dei tre presunti rapinatori. E in effetti, a bordo dell’auto c’erano le valigie, mentre uno dei tre aveva con sé 3.400 euro in contanti, presumibilmente il bottino del colpo a casa Martelli e i proventi di altri reati. A quel punto, il procuratore Mirvana Di Serio, dopo un lungo confronto con le forze dell’ordine, ha dato il suo assenso al fermo dei tre. 

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i tre volevano raggiungere Chieti o Pescara, prediligendo però non l’autostrada A14, ma le strade interne, quelle di campagna che vanno verso Poggiofiorito. Da lì, poi, sarebbero poi fuggiti all’estero, sfuggendo alla cattura. Ecco perché gli investigatori hanno ritenuto di dover intervenire rapidamente, un po’ agevolati dal fato, manifestatosi con l’incidente che ha fatto schiantare i tre con l’auto.

A quel punto, sono iniziati gli accertamenti del caso, che si sono rivelati vincenti. Su alcuni indumenti compatibili con quelli indossati durante la rapina, sono state trovate tracce ematiche, che verranno analizzate. In più, l’appartamento di corso Roma 112, dove i due fratelli Turlica vivevano da almeno un anno e dove il cugino li aveva raggiunti qualche mese fa, era completamente vuoto ed era stato pulito con cura. Qui, per oltre otto ore, ieri la polizia scientifica di Ancona ha cercato tracce o segnali, insieme a uno dei tre indagati. Ma all’interno c’era solo una busta della spazzatura, che è stata sequestrata. Quando il giovane è stato portato via, ha rischiato il linciaggio da parte della folla che si è assiepata per ore sotto casa.

Gli arrestati

Come già detto, i fratelli Turlica e il cugino erano già nel mirino, perché sospettati di aver commesso altri furti nel circondario frentano negli ultimi mesi. Nel mese di agosto, i carabinieri della stazione di Francavilla al Mare li avevano denunciati perché avevano in auto annessi atti allo scasso. Anche sabato mattina, a Lanciano, i tre erano stati fermati per un controllo alla circolazione e i loro documenti fotocopiati. Non era la prima volta che accadeva, ma si trattava di controlli voluti, camuffati da routine. 

Apparentemente, i presunti “macellai” di Lanciano sono ventenni normali: i fratelli vivono a Lanciano da tempo, da almeno un anno nell’appartamento di corso Roma passato al setaccio dagli investigatori per tutta la giornata di ieri. Il cugino viveva in Francia, da qualche mese è in Abruzzo. Tutti sono ben inseriti nella comunità, lavorano come muratori e giardinieri. Poi, però, hanno voluto tentare il grande colpo, scatenando l’orrore. 

L'indagine

Le indagini, coordinate dalla procura di Lanciano, sono state condotte in tandem da carabinieri, polizia di Lanciano e Chieti e dallo Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, con specialisti arrivati dalla capitale. Ha spiegato Alfredo Fabbrocini, dirigente della II divisione dello Sco: 

Rischiavamo di perderli, così abbiamo dovuto accelerare e le nostre intuizioni hanno trovato riscontri.

Sin dai primi istanti dopo la rapina, carabinieri e polizia hanno lavorato in tandem, giorno e notte, con i loro professionisti migliori, per dare un nome e un volto a chi aveva compiuto un’azione tanto efferata. Ha detto in conferenza stampa il questore Ruggiero Borzacchiello:

Lo dovevamo ai coniugi Martelli e oggi ci sentiamo più sollevati, perché abbiamo dato una risposta concreta a ciò che abbiamo fatto.

Poi, il questore ha encomiato

il lavoro svolto in maniera egregia, con notevole professionalità e spiriti di sacrificio degli uomini e le donne di polizia e carabinieri, che ha portato a una breve soluzione del caso. Mi preme sottolineare che questa risposta conferma che le forze dell’ordine ci sono e il lavoro premia. Mi interessa dare fiducia alla collettività in una provincia dove pochi episodi non possono intaccare la sicurezza. 

Stando a quanto ha spiegato il procuratore Di Serio, a carico dei tre indagati, attualmente in stato di fermo, ci sono “gravi indizi di colpevolezza”. Ora, spetterà al Gip convalidare l’arresto degli indagati, difesi dall'avvocato Domenico Russo. 

Il comandante provinciale dei carabinieri, Florimondo Forleo, ha spiegato che

l’operazione nasce dall’attenzione che le forze dell’ordine hanno sempre sul territorio. L’Arma dei carabinieri aveva già identificato questo gruppo di personaggi che avevano già commesso altri reati in zona. Questo ha permesso di tenere sotto controllo l’auto e identificare chi la guidava. Dopodiché, sono stati localizzati sul luogo della rapina e si è focalizzato lo sforzo sulle persone giuste. 

Ma non è stata solo la presenza dell’automobile nei pressi di casa Martelli a far scattare i sospetti, tanto più che non basterebbe solo questo elemento ad attribuire qualche responsabilità. Le forze dell’ordine hanno operato in maniera certosina, avvalendosi delle possibilità offerte dalla tecnologia, ma anche dei metodi di una volta, girando la città a piedi per verificare tutti gli occhi elettronici che potessero aver ripreso qualche elemento utile. 

Ovviamente, non è stato ancora possibile visionare tutti i filmati, ma martedì sera l’indagine ha dovuto subire un’accelerazione necessaria, come ha raccontato la dirigente della squadra mobile di Chieti, Miriam D’Anastasio:

Subito dopo la notizia della rapina, la mobile è intervenuta immediatamente a sostegno dei colleghi del commissariato. Subito è stato interessato lo Sco, che ha messo a disposizione il Moving team, specialisti di rilievi e analisi dati. Così, l’attività investigativa è stata immediatamente concentrata su tutti gli elementi utili per arrivare a soluzione. 

Le vittime hanno raccontato agli investigatori di essere stati presi in ostaggio in un primo momento da due persone, che li hanno anche percossi nel sonno. Poi, però, i malviventi si sono fatti vivi in quattro. Prosegue il vice questore aggiunto D’Anastasio: 

Dalle 6 del mattino, quando è stato dato l’allarme, siamo entrati in scena senza mollare un attimo la presa.La polizia ha subito raccolto tutti gli elementi utili: telecamere cittadine per ricostruire i percorsi, sopralluogo approfondito nell’abitazione che ha permesso di trovare diverse tracce. Mi sono messa subito in contatto col tenente Canale dei carabinieri,  mettendo in collegamento tutto gli elementi a disposizione. Poi, in sinergia si è andati ad approfondire tutti gli elementi. L’attività ha subito un’accelerazione dovuta all’incidente di una delle vetture che attenzionavamo e che è stata individuata”. 

Sebbene l’indagine abbia avuto esiti positivi nel giro di pochi giorni, inizialmente gli investigatori ammettono di aver erroneamente pensato che si trattava di persone di fuori città. Poi, hanno concentrato l’attenzione sul trio di romeni, per quelli che ritengono “elementi più forti”. Come le tracce ematiche trovate su alcuni indumenti dei ragazzi, ora al vaglio della scientifica. O il fatto che l’appartamento di corso Roma 112, abitato per almeno un anno dai fratelli Turlica, ieri sia stato trovato completamente vuoto e ripulito, ad eccezione di una busta dell’immondizia portata via dalla polizia scientifica di Ancona. 

Elementi che, però, sono emersi solo dopo il fermo, come ammette Fabbrocini dello Sco: 

È stato un rischio enorme: se non avessimo avuto sufficienti elementi per trattenerli sarebbero andati all’estero. Ora abbiamo dato giustizia a due persone anziane che mai si sarebbero aspettate di subire una cosa del genere, violenza inaudita e ingiustificata. Non potevamo non portare il risultato a casa, avevamo l’obbligo morale di farlo. Speriamo che questi elementi siano sufficienti per portare un po’ di serenità.

Intanto, gli investigatori smentiscono la voce circolata ieri di un collegamento fra gli arrestati e una donna romena che faceva la collaboratrice domestica a casa Martelli. Resta tuttavia da sciogliere un tassello importante, quello del quarto uomo, forse il capo della banda, che è riuscito a far perdere le sue tracce. Dalla procura non esce alcun dettaglio, né la nazionalità, né l’età del ricercato. Le indagini sono ancora in pieno fermento e, assicurano gli investigatori, 

Si sta lavorando per assicurare i veri responsabili alla giustizia con certezza e senza ombra di dubbio.


Si parla di